marcenaro by Passaporti (2020)

marcenaro by Passaporti (2020)

autore:Passaporti (2020) [Passaporti (2020)]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Quando nel 1975, il paesaggio delle Cinque Terre, per il tramite della poesia di Montale, riceveva la sua parte di premio Nobel, Luigi e Edna, solennemente ignari, da un mucchio d’anni dormivano nel cimitero a poggiolo, avvitato all’azzurro. Sul mare.

Parigi

Un viaggio in metrò verso Montreuil è come un tour nei tubi del cesso. Ogni fermata è l’ondata di uno sciacquone che scarica canaglierie di ceffi. Dalla stazione Nation a quella di Buzenval, sul vagone sotterraneo sale un autentico sciame di scarmi con teste rapate e catene ai fianchi. Un trucido butterato, come avesse preso una fucilata di pallini in faccia, scruta una tipa d’età indefinibile dai capelli sciolti e labbra viola. Occhi sbarrati, cerchiati di indaco come l’ultimo incubo di Otto Dix. Il vaioloso la punta scodinzolando la catena che gli pende al fianco sul pacco che gonfia la sua braga di pelle. Promette mercanzia. Fin quando la combriccola sua lo trascina via alla prima fermata, Buzenval, dove monta una tanfata di nera umanità. Sguardi marcati da sordidi recrimini contro la sorte che li ha scodellati nella parte sfigata dell’esistente. Da lì tracima una scalcagnata con una gabbia per criceti, recata con cura e maestria protettiva, a evitare che qualche monellaccio non disturbi l’animaletto che custodisce. Trova posto a sedere, accomodandosi compunta tale una signorina inglese d’antan. La gabbia delicatamente in grembo come fosse uno yorkshire terrier infiocchettato. Nella gabbia sta una pantegana color antracite la cui coda spellata, come un ago, spenzola tra le sbarre della gabbia e scende sulle gambe della gentilissima custode che, di tratto in tratto, vezzeggia il topaccio. Lei gorgheggia col rosicante, come fosse il più simpatico criceto del mondo. Nessuno le fa caso. Su questa linea del metrò tutto c’est normal. Alla fermata di Maraîchers altra imbarcata di alieni. Infilando la mano nella gabbia, con assoluta noncuranza del mondo, la padroncina offre al suo animaletto pezzi di pane. Fanno colazione insieme. Lei smozzica la baguette. Il topo rosicchia. Il treno arriva alla Porte de Montreuil. Fine corsa.

Scendere dal metrò equivale a tuffarsi nelle gallerie delle miniere di Marcinelle e sciamare tra le comparse in Metropolis di Fritz Lang. Poi, sbucando dal dedalo sotterraneo, finalmente la luce. Una giornata di sole. Ma la visione e la truzzeria del mondo non cambia. La gente, carbonata, è senza colori. La topara si è perduta tra la folla. Il mercato di Montreuil delira. Al limitare di un marciapiedi un arabo scrofoloso chiama tutti. Offre tuberi bitorzoluti in mostra su un fazzoletto blu notte steso per terra. Più avanti megere scarmigliate berciano con bocche sdentate. Reclamizzano calze e mutande usate, due tegami con il bordo spesso d’unto, nero. Dietro un quasi impenetrabile crocchio di schiene un esile banchetto espone fotografie d’antan. Sono il controtipo del mondo seppellito. Fotografie che neppure l’orrida e sconcertante fantasia di Diane Arbus con i suoi soggetti sciancati, decorati di grucce e arti artificiali, avrebbe potuto immaginare. Le fotografie sono lo scarto documentale della risacca del mondo, il top del vintage di Montreuil.

… Sono queste



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